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Il libro propone l'interpretazione di un passo del "Pasticciaccio" di Gadda che descrive gli incontri erotici tra Irene Spinaci e il suo rude amante all'ombra di un alloro di Villa Gregoriana, luogo tra i più barocchi del romanzo, dove l'esorbitare della narrazione pare travolgere la consequenzialità logica del racconto. Dietro questa apparente gratuità si cela una complessa costruzione simbolica, che svela l'originale e spregiudicata concezione gaddiana dell'attività poetica: unione carnale, coito dello scrittore geniale con la sua poesia, denunciato come osceno dal critico pedante e voyeur dinanzi al tribunale del buongusto letterario e del comune senso del pudore estetico.